"Essere una compagna o una compagnia sono due cose ben diverse" Lo dici e fai un tiro lungo di sigaretta, la spegni come a mettere il "punto" al tuo pensiero. Mi ci soffermo un poco: il ragionamento fila, eccome. Ci conosciamo da quasi trent'anni. Sono fiera di noi, ce li siamo vissuti tutti senza una discussione, un litigio e salvarci la vita a vicenda è diventata un'abitudine. Se c'è qualcuno che mi può far ragionare nell'ansia e nel delirio, sei tu, con la fredda razionalità che neghi, invece, a te stessa. Hai perso le staffe solo con lui, quando hai dovuto raccogliere i brandelli di me, per l'ennesima volta, e hai giurato che l'avresti ucciso ( l'hai quasi fatto una volta sulle strisce pedonali...). Non avevo mai considerato la differenza. "Cosa ci rende compagni quindi?" "Oltre a sesso, sentimento, tempo. Oltre tutto questo c'è il CONDIVIDERE" mi spieghi. "C'è lo spogliarsi di fronte all' altro, lasciare a vista il nostro "dentro" di paure, progetti, pensieri più intimi, senza temere nulla. C'è l'aprire le porte dietro cui nascondiamo le vulnerabilità, le fobie, le ferite del passato che fanno ancora tremare. C'è il volersi vivere tutti interi, per quello che siamo all'interno e fuori, senza angoli nascosti e vergogne". Capisco cosa intendi. "Ci vuole coraggio..." ti rispondo Mi guardi: " Quello che è passato non può più fare male, tesoro..." "Provo a crederci, ma non ci riesco mai"...