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Caffè crepuscolari


"Rallenta" mi dici, con tono paterno, mentre ti offro il mio micidiale caffè. Mi guardi, non so con che coraggio. Io: senza trucco, una molletta improbabile  tiene dritto, in orizzontale, l'unico ciuffo "lungo" dei miei capelli, sveglia da mezz'ora, ai piedi le ciabatte più brutte di sempre, mummificata  a doppio giro di boa in una sciarpa 2 metri per 3 (infeltrita per giunta...ma è la sciarpa della disperazione, non posso abbandonarla, purtroppo serve ogni tanto...) "Sono gialla, ho le occhiaie verdi pistacchio, sono orribile...e sono triste" sospiro. "Lo so" un po' sorridi, ma la tua voce si è fatta seria. Appoggi la tazzina e mi abbracci. Abbracci il mio grigiore, la tristezza, i  singhiozzi e ti sono grata per esser qui, alle nove di domenica mattina, a consolare il mio momento "super giù", a cullare la mia crepuscolare malinconia. "Grazie per essere qui, sono in debito" ti dico. "Come potrei non esserci, sciocca. Ma, se vuoi proprio sdebitarti, prometti che non mi preparerai più il caffè, anche se te lo chiederò " Rido. E piango, insieme.


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